Quella di cui sto per parlarvi era la degustazione che un po’ tutti aspettavamo. Si perché la ’96 è un annata particolare e quindi eravamo tutti curiosi di vedere a che punto sono le bottiglie in questo momento. Volevamo fare un confronto con bottiglie “normali” ma il punto è che noi probabilmente “normali” non siamo e quindi questa degustazione si è tramutata in LA degustazione e scoprirete il motivo quando vedrete le bottiglie…
Ovviamente vogliamo partire facendo un breve riassunto sull’annata 1996.
C’è chi la considera eccellente e chi invece (direi a ragione) estrema. Estrema per via del bilanciamento tra alcol potenziale (10,11) e acidità totale (9,93). Infatti mai in tre secoli di storia si sono visti valori simili. Attenzione però, questo non vuol dire che tutte le bottiglie targate ’96 devono per forza essere strepitose, chi non ha interpretato bene l’annata infatti si ritroverà uno champagne che punta nettamente all’acidità. D’altro canto, chi è stato in grado di interpretarla avrà champagne eccezionali e longevi. Come mai questo? Cerco di semplificare: con vin clairs neutri lo champagne sviluppa finezza e complessità grazie alla seconda fermentazione. Invece i vin clairs dell’annata 1996 erano molto marcati e quindi stava alla maison riuscire ad interpretare bene l’annata con l’assemblaggio. Ad ogni modo, grazie a questa estrema acidità, gli champagne ’96 hanno lunga vita davanti!
Tenendo quanto detto in mente, ci dirigiamo verso quel tempio culinario che risponde al nome di Canale Maestro dove ci attende Ricky con la sua ottima cucina, ospitalità e staff pronti per dare inizio alla verticale.
La prima bottiglia in degustazione è William Deutz 1996. Cuvée de prestige della maison Deutz, è un omaggio al fondatore. Composta da 60% Pinot Noir, 30% Chardonnay e 10% Meunier, è uno dei rari champagne che utilizzano anche quest’ultima uva. Svolge la malolattica e matura non meno di 8 anni sui lieviti per poi essere dosato (9gr/l) e di nuovo in cantina per altri 6 mesi. Il naso è dinamico segnato dalla freschezza dovuta all’acidità ma anche maturità. La bocca è in linea col naso ed è un trionfo di materia. Champagne buono anche se sul finale resta questo acidulo tipico dell’annata! 95/100
La seconda bottiglia è La Grande Dame 1996. 64% Pinot Noir e 36% Chardonnay, dosaggio 8gr/l. Cuvée de prestige di Veuve Clicquot, creata in onore di M.me Clicquot, è realizzata con i vigneti di proprietà acquistati proprio da lei. E’ un vino regale, di tutto altro spessore rispetto al precedente. Qui il naso è più dolce, comunque fresco e profondo mentre in bocca è minerale e davvero sorprendente: sorprendente perché ti rendi conto che questa bottiglia aveva ancora lunga vita davanti a se! Vi prego, date tempo a questa etichetta e vi ripagherà come solo i grandi vini sanno fare! 97/100
La terza bottiglia è Dom Pérignon 1996. Non ha bisogno di presentazioni, è lui, il Dom! E’ di un eleganza unica, oserei dire nobile. Non teme gli anni che passano anzi, da questi ne trae forza e struttura tanto che lo bevi e lo torni a bere finché non finisci il bicchiere perché è grande ed accompagna perfettamente ogni pietanza. Questo Dom Pérignon non morirà mai, godetevelo anche tra 20 anni perché lui vi ricambierà senz’altro e non mi stupisce se tra qualche anno raggiungerà la perfezione, per adesso c’è molto vicino! 99/100
Arriviamo alla quarta bottiglia, l’ultima della “prima parte”: Clos De Goisses 1996. Un clos è un vigneto racchiuso da mura e questo viene definito come uno dei più belli della Champagne. Composto da 65% Pinot Noir e 35% Chardonnay, questa bottiglia è stata degorgiata in Aprile 2006. E’ uno champagne più complicato rispetto ai precedenti ma comunque affascinante e minerale. Ha uno spunto spiccatamente acido sul finale ma col tempo credo si “aggiusterà”. 96/100
Ovviamente la cucina del Canale Maestro continua a “viziarci” con le sue prelibatezze…
La seconda parte si apre con Krug Vintage 1996. Il naso è tipicamente Krug, con queste note di pan brioche, poi spunta la cotogna e le spezie. La bocca è energica ma forse ancora un po’ acido, sicuramente un’altra bottiglia con ancora tanta potenzialità! 98/100
E adesso passiamo ai due mostri della serata! Non vi nascondo un po’ d’emozione anche perché è la prima volta che li assaggio.
Iniziamo con Krug Clos du Mesnil 1996. Un altro “Clos” mitico della Champagne. E’ composto da sole uve Chardonnay e la nostra bottiglia era la 5346 di 8607. Questo vino è strepitoso a partire dal naso, tipicamente Krug per la sua enorme intensità. La bocca è tesa, “figlia” dell’annata, infatti ha un acidità prorompente che però non disturba ma è armonioso. 98/100
L’ultima bottiglia è un autentica chicca: Krug Clos d’Ambonnay 1996. 100% Pinot Noir. Lanciato solo nel 2008, questo champagne nasce da un piccolo vigneto nella Montagne de Reims. Pensate che è talmente piccolo che viene vendemmiato in un sol giorno e sulla bottiglia è indicata la data: 25 Settembre 1996. Al naso è un Krug, ricco di materia e direi anche sofisticato. In bocca è strepitoso con le bollicine fini e pieno di energia e incisività! Sarà forse per la rarità della bottiglia, sarà perché è il primo assaggio ma a me questo vino piace molto (tra l’altro adoro il Pinot Noir in purezza) e secondo me questa bottiglia è molto vicina alla perfezione. 99/100
Una gran serata non c’è che dire! Ma a conclusione com’è questa mitizzata annata 1996?? Sicuramente iniziamo a raggiungere un buon livello generale. Trovo che in questo momento la ’95 sia ancora meglio della ’96 ma non ho notato quella spiccata e ,a volte, fastidiosa acidità presente in passati assaggi. Sicuramente andando avanti alcune bottiglie saranno delle autentiche chicche!!
P.S. Abbiamo terminato la degustazione con un’altra ’96….
P.P.S. Nel caso vogliate approfondire la particolarità dell’annata 1996, vi invito a visitare il sito di Alberto Lupetti (www.lemiebollicine.com) dove potrete soddisfare la vostra “sete” di curiosità!