Anteprima: Amour de Deutz Rosé 2008

Qualche sera fa ho avuto il piacere di assaggiare il nuovissimo Amour de Deutz 2008 in rosa in compagnia di alcuni amici! Ovviamente non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di scriverne sia perché l’annata 2008 ha riscontrato diversi pareri super positivi tanto da ormai essere già entrata nel mito, sia perché Deutz è comunque una Maison in crescita!

A proposito di Deutz.. In Francia viene considerata una tra le sei Maison più “serie”. Fu fondata nel 1838 da due tedeschi amanti delle bollicine (come molti altri visto che non è l’unica maison con un nome tedesco). Deutz venne fondata ad Ay, il villaggio Grand Cru nella valle della Marne. Prende il nome da William Deutz (a cui è dedicata una cuvée) che dopo soli 7 anni dalla fondazione vendeva più di 170mila bottiglie.

William aveva un ossessione: la qualità, tant’è che dopo aver partecipato ad una degustazione alla cieca in Russia ed essersi classificato terzo, scrisse subito una lettera ai suoi collaboratori dicendo di cercare le uve migliori per riuscire a classificarsi primi.

Nel 1993 la maison venne acquistata dalla famiglia Rouzaud, i discendenti e proprietari della Maison Roederer, per rinnovarla; nominano un presidente dandogli pieni poteri e quindi totale indipendenza.

Oggi Deutz possiede 367 ettari di cui 241 proprietari. 324 sono piantati a Pinot Noir, 10,2 di Meunier e 30,8 Chardonnay.

Giusto un cenno sull’annata 2008: l’ingresso di quasi tutte le top cuvée sul mercato hanno spaccato il mercato, champagne pronti, buoni, alcuni già eccellenti al debutto. L’annata inizia con un inverno mite ed una primavera fresca con un giugno piovoso che ha ritardato la fioritura. Settembre ha risollevato le sorti di quest’annata con temperature calde di giorno e fredde di notte portando le uve a condizioni ottimali.

Come dicevamo i vini di quest’annata sono eccezionali, tesi e longevi ma com’è questo Amour de Deutz 2008 rosé?

amour deutz 2008

Composto dal 64% di Pinot Noir (di cui il 9% in rosso) e 36% di Chardonnay. Si presenta al calice con un rosa tenue quasi a voler nascondere questo suo essere rosé ma il naso è un tripudio di frutti rossi: lampone, fragola e una buona mineralità accompagnano il sorso. Ecco, il sorso: setoso con un acidità bilanciata e gourmet. Uno champagne in perfetto equilibrio tra potenza e delicatezza in una parola: elegante! Questo champagne è all’inizio del suo viaggio e sarà un viaggio bellissimo, ve l’assicuro! 99/100

Champagne: il prezzo è giusto…?

Cari lettori, è un piacere ritrovarvi dopo le vacanze estive! Spero che anche per voi siano state rilassanti e ricostituenti!

Oggi non voglio parlare di uno champagne in particolare ma più in generale di come poter valutare una bottiglia.

Perché questo articolo? Sempre più di frequente mi viene chiesto il valore di una certa bottiglia o di questa o quella etichetta. Spesso, inoltre, la prima domanda che viene fatta è “quanto può valere?” e sempre più di frequente vedo e sento valutazioni al di fuori da ogni logica.

Il mio obiettivo è quello di scrivere una mini-guida per, in primis, cercare di capire se la bottiglia che stiamo acquistando è in buono stato e poi darne una valutazione economica.

Andiamo con ordine: come capire se una bottiglia è in buono stato?

Partendo dal presupposto che nessuno è “dentro la bottiglia” e quindi può dirci con certezza che la bottiglia sia perfetta, sicuramente la prima cosa da guardare in una bottiglia è il livello del “liquido” o la bolla che si crea quando la bottiglia è in posizione orizzontale. Un livello basso infatti suggerisce una fuoriuscita di vino e di conseguenza un’entrata d’aria che potrebbe aver danneggiato il contenuto. Il secondo step consiste nel verificare tramite una luce (la comunissima torcia presente in tutti i vostri smartphone va più che bene) il colore del vino e se ci sono dei sedimenti: un colore molto scuro non è un buon segno come anche uno champagne “sporco” da vari sedimenti non lascia ben sperare.

Queste sono le prime due cose da fare e direi che se questi due “test” sono superati la bottiglia ha buone possibilità di risultare bevibile.

Un altro consiglio è di essere buoni osservatori: guardate dove e da chi state comprando. Nel senso, è un appassionato? Ha una cantina naturale o refrigerata? Com’era conservata la bottiglia? Questo perché una persona che non ha la passione probabilmente non avrà avuto molta cura della bottiglia anche semplicemente perché non ha un posto dove riporla correttamente. Attenzione alle cantine naturali inoltre: c’è molta muffa o umidità? Ci sono salami o formaggi conservati insieme al vino? Questi potrebbero, alla lunga, danneggiare il contenuto.

dom 1964

Dom Pérignon 1964: non fatevi ingannare dal colore, questo dom era fenomenale!

Un altro consiglio che posso darvi è quello di controllare il tappo. C’è ancora la stagnola a coprirlo? C’è della muffa o ruggine? Un tappo in buone condizioni è sicuramente un buon segno.

Queste sono un po’ le operazioni basilari quando si acquista una bottiglia con qualche anno sulle spalle e soprattutto tra privati. Le enoteche dovrebbero essere attrezzate per conservare adeguatamente le loro bottiglie.

Il tasto dolente: quanto vale la mia bottiglia? A mio nonno hanno regalato questa bottiglia quanto vale? Fermo restando che, alla luce di quello che abbiamo appena detto, non si può fare una valutazione ad hoc su internet o guardando la bottiglia in foto, non è detto che abbiate in cantina un tesoro! O per lo meno, avevate un tesoro che purtroppo si è danneggiato. Nelle prossime righe cerco di spiegarmi in base alla mia esperienza: ormai sono 6 anni che compro vino e spero di aver appreso qualcosa.

Partiamo dal principio: un vino “vecchio” non vuol dire che sia per forza di valore! Potreste avere in casa un sans année che non potrà mai valere quanto un millesimato o una cuvée de prestige. Quindi sfatiamo subito questo mito. Fate ricerche su internet se non siete esperti, provate a documentarvi sulla bottiglia in vostro possesso e se possibile confrontate la vostra bottiglia con una appena uscita sul mercato. Attenti però: una bottiglia acquistata in enoteca, fisica o virtuale che sia, avrà sempre un costo più alto per via dei costi di gestione che un’attività porta ad avere.

Vi riporto un esempio accadutomi personalmente: sono un amante dei sans année con qualche anno sulle spalle. Sapete che il Brut Reserve è il sans année di Charles Heidsieck e che in passato aveva la dicitura “mise en cave” sul collo della bottiglia sopra l’etichetta. Ho trovato su internet una persona che ne aveva due e volevo acquistarle, il problema era il costo: chiedeva 120€ a bottiglia! Una follia! La bottiglia attualmente sul mercato di Brut Reserve costa, in enoteca, sui 45€. Capite bene che da 45 a 120 c’è una bella differenza. Ora ipotizziamo che quelle bottiglie di mise en cave siano state conservate perfettamente per tutti questi anni e ipotizziamo che abbiano come annata base la 1996 (tanto mitizzata in Italia) e fermo restando che il proprietario ha il sacrosanto diritto di chiedere qualsiasi cifra, anche 1000 Euro, io non la pagherei più di 60/70. Non perché voglio “imbrogliare” il proprietario ma perchè è semplicemente fuori prezzo e perché, ribadisco, nessuno può darmi la certezza che quella bottiglia sia in forma e di conseguenza il rischio di buttare via i soldi è tutto a carico dell’acquirente! In tal proposito dico sempre che piuttosto conviene comprarle e lasciarle “maturare” nella propria cantina così da avere la certezza della conservazione!

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Bottiglia di Charles Heidsieck Brut Réserve con la dicitura “Mise En Cave” sopra l’etichetta

Un ultimo suggerimento: attenzione alle bottiglie trasparenti, come quella del Cristal: la luce è nemica del vino e quindi ha bisogno di molta più cura!

Spero che questo articolo possa essere di vostro gradimento e possa avervi tolto qualche eventuale dubbio!

 

 

SaveTheDate: Masterclass Dom Pérignon

Dopo le vacanze natalizie e i festeggiamenti per il nuovo anno, l’Accademia dello Champagne torna a pieno regime con una nuova e imperdibile Masterclass.

Il mito, lo champagne più celebrato e, ahimè, più odiato: Dom Pérignon!

Lunedì 5 Febbraio assieme ad Alberto Lupetti e Vania Valentini, vi porteremo alla scoperta di questo champagne che non è solo un nome ma tanta qualità!

Queste le bottiglie in degustazione:

  • Vintage 2003: la sfida di Richard Geoffroy;
  • Vintage 2004: il “mostro”;
  • Vintage 2009: la novità;
  • P2 2000: la declinazione in versione P2 dello champagne del nuovo millennio;
  • P2 rosè 1996: raro e prezioso rosè in versione P2;
  • OE 1990: imperdibile e introvabile, l’espressione più pura dello champagne, colui che adesso si chiama P3 di un annata fantastica.

Affrettatevi con le prenotazioni perché i posti sono limitatissimi: solo 11!!

Locandina Master DP

Guy Charbaut Memory 1995

Oggi voglio parlarvi di uno champagne che sarà sconosciuto ai più! Onestamente era sconosciuto anche a me ma quando ho visto questo magnum in un enoteca a Epernay e ho notato il millesimo assieme al prezzo super competitivo, non ci ho pensato due volte e l’ho acquistata. L’altra sera, assieme ai soliti amici alcolizzati” la stappiamo e rimaniamo tutti piacevolmente colpiti da questo champagne!

Prima di raccontarvi com’è questo champagne lasciate che vi racconti un po’ la famiglia Charbaut…

Siamo nel 1936 e André Charbaut acquista il suo primo vigneto a Mareuil-sur-Ay, tra l’altro vigneti classificati tra 90 e 100% della “scala dei Cru”. Poco dopo crea il proprio marchio e inizia la produzione con l’obbiettivo di fare champagne eccezionali.

Nei primi anni ’50 i due figli di André entrano nell’azienda di famiglia e con il loro supporto la superficie vitata cresce fino a 20 ettari nei primi anni ’60.

Nel 2010 Guy Charbaut purtroppo viene a mancare ma i figli continuano a portare avanti la tradizione di famiglia producendo champagne molto raffinati lasciandoli maturale naturalmente.

La gamma degli champagne Charbaut è composta da 8 cuvée, quella da me assaggiata è la loro top cuvée, la Memory. Attualmente c’è sul mercato la 2005. E’ un blanc de blancs quindi composto solo da 100% Chardonnay, riposa poi per 10 anni nelle cave per poi essere dosato a 8gr litro.

memory 1995

Alla vista è un bel giallo che non sembra avere 23 anni ma non appena avvicini il naso al calice la musica cambia! Si avverte maturità, aromi di pasticceria e frutti gialli che invitano anzi… il naso ti prende letteralmente per la gola perché chiama il sorso! Così lo bevi, lo assaggi e ci rifletti su… poi ne prendi un altro sorso e un altro ancora perché è veramente buono. L’attacco in bocca e deciso ma delicato, quasi suadente con aromi di brioche e una trama acidula per accompagnarti verso il finale fatto di agrumi canditi. Uno champagne veramente stupefacente che sicuramente aveva ancora vita davanti. 94/100

E’ stata proprio una piacevole scoperta e sicuramente il formato magnum ha preservato tutti gli aromi e la bontà. Insomma, l’annata 95 si conferma al top e col formato magnum formano una coppia perfetta!

Taittinger Comtes de Champagne: il miglior blanc de blancs!

Quando mi avvicinai per la prima volta al fantastico mondo dello champagne bevvi una bottiglia di Taittinger brut Réserve, il “base” della Maison di Reims e per quanto fossi neofita mi rimase talmente impresso da imprimermi in maniera indelebile nella mente il nome della Maison!

Da allora di tempo ne è passato, io probabilmente sono lo stesso neofita di sempre ma la qualità Taittinger è sempre ai massimi livelli, soprattutto quando si parla della loro cuvée de prestige: il Comtes de Champagne.

Partiamo da un dato di fatto: non sono un amante dei blanc de blancs, preferisco la potenza del pinot noir all’eleganza dello chardonnay ma, se i gusti sono opinabili, la qualità del Comtes de Champagne non lo è affatto! In questi anni ho letto, riletto, studiato, osservato i maggiori esperti di champagne del mondo – Alberto Lupetti su tutti -, e tutti sono concordi nell’affermare che il Comtes de Champagne è il miglior Blanc de Blancs! Io non posso che accodarmi perché quanto sto per raccontarvi, almeno per me, è stato memorabile!

Facciamo un breve preambolo: siamo nel 1952 e Claude Taittinger crea uno champagne inedito, di altissimo livello, che legherà indissolubilmente la Maison di Reims allo Chardonnay, (all’epoca i blanc de blancs erano davvero pochi: Salon tanto per citarne uno, e di nicchia). Nacque così il Comtes de Champagne, composto dalle uve di cinque villaggi tutti Grand Cru della Cote de Blancs.

Qualche giorno fa ci ritroviamo con i soliti compari per un aperitivo da uno che di salumi se ne intende, Angelo Capasso di salumificio Squisito. Visto che era giusto un aperitivo decidiamo di fermarci a pranzo dal grande Marco Dallabona del ristorante Stella d’Oro di Soragna, di cui ho già parlato altre volte, guardiamo la carta dei vini e ci balza all’occhio una bottiglia a dir poco introvabile e memorabile, Comtes de Champagne 1995. Visto che non siamo mai riusciti a trovare una bottiglia d’annata del Comtes decidiamo di regalarcela per il pranzo e la scelta fu davvero felice…

Eccolo nel dettaglio:

comtes 1995

Un naso vivo che sprigiona potenza e mineralità e freschezza. La bocca ci spiazza: bollicine finissime che accarezzano il palato lasciando aromi di agrumi e appunto minerali che ci preparano per il finale freschissimo e lunghissimo! La cosa che più ci colpisce di più e che oggi gli champagne targati ’95 siano al top mentre questo Taittinger era nella sua adolescenza, criminalmente giovane dall’alto dei suoi 22 anni! Incredibile! Spero di poterlo riassaggiare tra qualche anno perché aveva ancora tante cose da dirci… 98/100

Si ok, volete sapere perché solo 98 dopo tutto questo racconto? Dare il voto massimo credo sia una gran responsabilità (soprattutto per me) e questo champagne ha ancora troppa vita, troppe sfumature e qualche spigolo da smussare… La qualità, la materia ci sono tutte e sono al top ma per ora no me la sento di andare oltre! Chi lo sa, forse tra qualche anno…

Dom Pérignon P2 1995: 100 e lode!

Finalmente dopo qualche mese d’assenza sono tornato nella mia adorata Champagne e questa volta per delle visite a dir poco eccezionali e illuminanti. Assieme ad Alberto Lupetti e Vania Valentini (e altri amici appassionati) abbiamo passato 2 giorni di “fuoco” passando per Charles Heidsieck, poi da Roederer, Dom Pérignon per poi finire con Filaine e Diebolt-Vallois.

Per il racconto dettagliato però ci vorrà qualche tempo (ho bisogno di riordinare le idee)!!

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Dom Pérignon: All’interno dell’abbazia di Hautvillers

Per il momento voglio parlarvi di uno champagne del quale mi sono innamorato fin dalla prima volta che l’ho assaggiato: Dom Pérignon 1995!

In questo caso però voglio parlarvi della sua versione P2, quindi quelle bottiglie rimaste più a lungo sui lieviti (circa 15/20 anni). Innanzi tutto facciamo un attimo chiarezza su un argomento che in passato ha destato qualche dubbio: non c’è alcuna differenza tra le bottiglie Oenoteque, quindi quelle – passatemi il termine – vecchie con l’etichetta argento, e le attuali P2 con etichetta nera. L’unica differenza “potrebbe” essere nel dègorgement: infatti dato che si tratta di un operazione effettuata manualmente perché ogni bottiglia viene controllata da un enologo, dalla prima commercializzata a quella che acquisterete domani in enoteca, potrebbe esserci un anno di differenza.

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Richard Geoffroy: colui che porta avanti l’essenza e lo spirito di Dom Pérignon! E’ un mito e le degustazioni con lui sono memorabili!!

Come già accennato personalmente adoro l’annata ’95: i suoi champagne sono bilanciati e oggi sono una goduria! Qualsiasi bottiglia degustata l’ho trovata in uno stato di forma eccellente e non smetterei mai di berne!

Avevo già bevuto la versione Oenoteque dell’annata 1995 in una precedente degustazione ed ero curioso di assaggiarlo nuovamente per vedere l’evoluzione e ne sono rimasto estasiato!!

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Un tesoro che viene versato!

Ma com’è questo P2 1995? E’ magnifico, intrigante con un naso stupendo e una bocca di una profondità incredibile. Continuavo a berlo finendo il calice. Si sà, il vino più buono è quello che beviamo e non che continuiamo a girare e rigirare nel calice. Questo ’95 è veramente notevole ed era così perfetto che è un vino da lode anzi, da 100 e lode!

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E’ molto interessante a proposito dei vari P2 e P3 quello che ci ha detto Geoffroy, ossia per lui sono vita: i lieviti pian piano muoiono e trasferiscono gradualmente energia al vino! Effettivamente è proprio questa la differenza tra il vintage e la versione P2: assaggiando il primo si iniziano a sentire note di maturità che rendono il vino complesso mentre la P2 ha energia mista a maturità che rendono il vino bilanciato e di una bevibilità incredibile!

Un consiglio? Comprate tutto quello che trovate perché ne vale davvero la pena!!

Degustazioni Bollicine Francesi

Tra i vari eventi a cui ho partecipato questo mese quello di cui sto per raccontarvi spazia veramente di annate e Maison in una maniera sbalorditiva.

Per questo evento siamo stati ospiti del grande Mariano al ristorante I Du Matt di Parma coadiuvato dall’ottima Maura in un ambiente riservato liberi di esprimere ognuno le proprie opinioni.

La serata si apriva con una vellutata di patate con legumi e pancetta croccante e a seguire un piatto misto di salumi che accompagnavano le tre bottiglie “apripista”:

JACQUESSON 740
La nuova nata in casa Jacquesson, annata base 2012 e sboccato a luglio 2016. Si presenta con una bella veste chiara, sinonimo di giovetù, un naso materico e con molta potenzialità. Un vino acido ma piacevole e anche sapido. 93/100

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La seconda bottiglia è:
CHARTOGNE-TAILLET COUARRES CHATEAU 2010:
è un extra brut di Merfy, vendemmia 2010 e degorgiato nell’agosto 2015, è un 100% pinot noir e al naso si percepisce nettamente anche se poi è poco espressivo e risulta addirittura corto al palato e netto. 87/100

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Restiamo sempre nell’ambito del Pinot Noir ma questa volta ci spostiamo in un villaggio di tutto rispetto: Ambonnay.

ERIK RODEZ – BEURYS 2009
Degorgiato nel dicembre 2015 anche questo è un 100% pinot noir ma si percepisce la differenza del villaggio. Champagne più fresco, più lungo e più piacevole. 89/100

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Finita la cena possiamo ora concentrarci sulla degustazioni di quelle bottiglie più “impegnative” e che necessitano di un palato pulito e partiamo subito da una bottiglia da sogno:

SALON VINTAGE 1999:
Questo 100% Chardonnay è una bomba di espressività. Naso d’agrumi con questa nota acida e matura che si contrappone a freschezza, eleganza e un finale lungo e appagante. Sicuramente una bottiglia con ancora molta strada da percorrere. 96/100

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La terza bottiglia farà brillare gli occhi a qualcuno, me compreso!

JACQUES SELOSSE MILLESIME 1999:
Solo 6000 bottiglie di questo millesimato, degorgiato il 19 gennaio 2009. Purtroppo le nostre aspettative sono subito crollate in quanto la bottiglia era compromessa e anche dandogli tempo nel bicchiere era in continuo peggioramento. Peccato.

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Ci rifacciamo con la bottiglia seguente, per me la migliore della serata.

BOLLINGER RD 1995:
Bottiglia degorgiata nel marzo 2013. Al naso è complesso ed è un trionfo di materia. Prima pan brioche e poi spicca una certa acidità e ciò mi colpisce: i vari ’95 assaggiati ultimamente risultavano pronti da bere, invece questo RD mi ha spezzato il cuore. Vorrei averne altre 10 bottiglie e aprirle a distanza l’una dall’altra per godermi le sue sfaccettature evolutive. Resta uno champagne strepitoso, veramente un mito. 98,5/100

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Di bene in meglio, come si suol dire…

KRUG COLLECTION 1990:
Bottiglia n. 4430. Presentato al pubblico l’anno scorso, il naso è inconfondibilmente Krug. Si avvertono note di pan brioche e di torrefazione ma, essendo “nuovo”, resta comunque acido e salino. 98/100

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Le prossime due bottiglie sono:

DOM PERIGNON OENOTEQUE 1996 e DOM PERIGNON P2 1996:
Ho deciso di metterle insieme perché comunque stiamo parlando dello stesso prodotto. Mi spiego meglio: per i Dom che diventano Oenoteque (o P2), il dégorgement è rigorosamente manuale. Di conseguenza un membro dello staff di Richard Geoffroy assaggia e degorgia le bottiglie che verranno poi vendute. La differenza quindi tra le due bottiglie è semplicemente nella “veste” o habillage. Si potrebbe essere che ci sia anche una differenza nel dégorgement anche se di poco tempo. Per questo motivo trovo le due bottiglie molto simili (la versione Oenoteque ha la data di dègorgement: 4/2016). Tutte freschissime è al naso lo riconosci subito. Al palato è salino e minerale come nel perfetto stile dell’etichetta. Sicuramente questa bottiglia ha molta vita davanti a se per esprimere tutto il suo potenziale. 97/100

Finita la “verticale” dei blanc, passiamo ora (tanto per non farci mancare nulla) ai rosé.

EGLY-OURIET ROSE’
degorgiato nel 2008, al naso si avvertono frutti rossi però sono delicati mai invadenti. E’ un vino minerale e complesso e credo anche che in un bicchiere scuro qualcuno possa avere difficoltà a dire che si tratti di un rosè. 91/100

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Curiosissimo di assaggiare il prossimo champagne, visto quanto mi piace il suo “predecessore”…

DOM PERIGNON P2 ROSE’ 1996:
Naso nel perfetto stile Dom Pérignon. Si avvertono i frutti rossi, la mineralità e tutta l’eleganza della maison. Ad ogni modo è uno champagne che ha ancora moltissimo bisogno di tempo per esprimersi al meglio. 96/100

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Arriviamo così all’ultima bottiglia della serata…

DOM RUINART ROSE’ 1996:
Uno champagne complesso e profondo. Armonioso e coerente tra naso e bocca ma comunque minerale. Molto interessante un eventuale abbinamento con dei grandi salumi.95/100

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Siamo giunti così alla conclusione di questa grandissima degustazione. Anche questa serata mi ha confermato come attualmente gli champagne targati ’95 siano in totale stato di grazia mentre i ’96 hanno sicuramente bisogno di tempo (noi siamo stati molto azzardati nell’aprire bottiglie così vicine al dégorgement). Sicuramente una batteria di tutto rispetto che metteva a confronto varie tipologie di champagne. Per me alcune bottiglie erano assolutamente in anteprima in quanto non avevo mai avuto l’onore di degustarle. E’ stato un enorme privilegio e sicuramente una grande responsabilità.

Annata 1996: LA degustazione!

Quella di cui sto per parlarvi era la degustazione che un po’ tutti aspettavamo. Si perché la ’96 è un annata particolare e quindi eravamo tutti curiosi di vedere a che punto sono le bottiglie in questo momento. Volevamo fare un confronto con bottiglie “normali” ma il punto è che noi probabilmente “normali” non siamo e quindi questa degustazione si è tramutata in LA degustazione e scoprirete il motivo quando vedrete le bottiglie…

Ovviamente vogliamo partire facendo un breve riassunto sull’annata 1996.

C’è chi la considera eccellente e chi invece (direi a ragione) estrema. Estrema per via del bilanciamento tra alcol potenziale (10,11) e acidità totale (9,93). Infatti mai in tre secoli di storia si sono visti valori simili. Attenzione però, questo non vuol dire che tutte le bottiglie targate ’96 devono per forza essere strepitose, chi non ha interpretato bene l’annata infatti si ritroverà uno champagne che punta nettamente all’acidità. D’altro canto, chi è stato in grado di interpretarla avrà champagne eccezionali e longevi. Come mai questo? Cerco di semplificare: con vin clairs neutri lo champagne sviluppa finezza e complessità grazie alla seconda fermentazione. Invece i vin clairs dell’annata 1996 erano molto marcati e quindi stava alla maison riuscire ad interpretare bene l’annata con l’assemblaggio. Ad ogni modo, grazie a questa estrema acidità, gli champagne ’96 hanno lunga vita davanti!

Tenendo quanto detto in mente, ci dirigiamo verso quel tempio culinario che risponde al nome di Canale Maestro  dove ci attende Ricky con la sua ottima cucina, ospitalità e staff pronti per dare inizio alla verticale.

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La prima bottiglia in degustazione è William Deutz 1996. Cuvée de prestige della maison Deutz, è un omaggio al fondatore. Composta da 60% Pinot Noir, 30% Chardonnay e 10% Meunier, è uno dei rari champagne che utilizzano anche quest’ultima uva. Svolge la malolattica e matura non meno di 8 anni sui lieviti per poi essere dosato (9gr/l) e di nuovo in cantina per altri 6 mesi. Il naso è dinamico segnato dalla freschezza dovuta all’acidità ma anche maturità. La bocca è in linea col naso ed è un trionfo di materia. Champagne buono anche se sul finale resta questo acidulo tipico dell’annata! 95/100

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La seconda bottiglia è La Grande Dame 1996. 64% Pinot Noir e 36% Chardonnay, dosaggio 8gr/l. Cuvée de prestige di Veuve Clicquot, creata in onore di M.me Clicquot, è realizzata con i vigneti di proprietà acquistati proprio da lei. E’ un vino regale, di tutto altro spessore rispetto al precedente. Qui il naso è più dolce, comunque fresco e profondo mentre in bocca è minerale e davvero sorprendente: sorprendente perché ti rendi conto che questa bottiglia aveva ancora lunga vita davanti a se! Vi prego, date tempo a questa etichetta e vi ripagherà come solo i grandi vini sanno fare! 97/100

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La terza bottiglia è Dom Pérignon 1996. Non ha bisogno di presentazioni, è lui, il Dom! E’ di un eleganza unica, oserei dire nobile. Non teme gli anni che passano anzi, da questi ne trae forza e struttura tanto che lo bevi e lo torni a bere finché non finisci il bicchiere perché è grande ed accompagna perfettamente ogni pietanza. Questo Dom Pérignon non morirà mai, godetevelo anche tra 20 anni perché lui vi ricambierà senz’altro e non mi stupisce se tra qualche anno raggiungerà la perfezione, per adesso c’è molto vicino! 99/100

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Arriviamo alla quarta bottiglia, l’ultima della “prima parte”: Clos De Goisses 1996. Un clos è un vigneto racchiuso da mura e questo viene definito come uno dei più belli della Champagne. Composto da 65% Pinot Noir e 35% Chardonnay, questa bottiglia è stata degorgiata in Aprile 2006. E’ uno champagne più complicato rispetto ai precedenti ma comunque affascinante e minerale. Ha uno spunto spiccatamente acido sul finale ma col tempo credo si “aggiusterà”. 96/100

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Ovviamente la cucina del Canale Maestro continua a “viziarci” con le sue prelibatezze…

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La seconda parte si apre con Krug Vintage 1996. Il naso è tipicamente Krug, con queste note di pan brioche, poi spunta la cotogna e le spezie. La bocca è energica ma forse ancora un po’ acido, sicuramente un’altra bottiglia con ancora tanta potenzialità! 98/100

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E adesso passiamo ai due mostri della serata! Non vi nascondo un po’ d’emozione anche perché è la prima volta che li assaggio.

Iniziamo con Krug Clos du Mesnil 1996. Un altro “Clos” mitico della Champagne. E’ composto da sole uve Chardonnay e la nostra bottiglia era la 5346 di 8607. Questo vino è strepitoso a partire dal naso, tipicamente Krug per la sua enorme intensità. La bocca è tesa, “figlia” dell’annata, infatti ha un acidità prorompente che però non disturba ma è armonioso. 98/100

L’ultima bottiglia è un autentica chicca: Krug Clos d’Ambonnay 1996. 100% Pinot Noir. Lanciato solo nel 2008, questo champagne nasce da un piccolo vigneto nella Montagne de Reims. Pensate che è talmente piccolo che viene vendemmiato in un sol giorno e sulla bottiglia è indicata la data: 25 Settembre 1996. Al naso è un Krug, ricco di materia e direi anche sofisticato. In bocca è strepitoso con le bollicine fini e pieno di energia e incisività! Sarà forse per la rarità della bottiglia, sarà perché è il primo assaggio ma a me questo vino piace molto (tra l’altro adoro il Pinot Noir in purezza) e secondo me questa bottiglia è molto vicina alla perfezione. 99/100

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Una gran serata non c’è che dire! Ma a conclusione com’è questa mitizzata annata 1996?? Sicuramente iniziamo a raggiungere un buon livello generale. Trovo che in questo momento la ’95 sia ancora meglio della ’96 ma non ho notato quella spiccata e ,a volte, fastidiosa acidità presente in passati assaggi. Sicuramente andando avanti alcune bottiglie saranno delle autentiche chicche!!

P.S. Abbiamo terminato la degustazione con un’altra ’96….

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P.P.S. Nel caso vogliate approfondire la particolarità dell’annata 1996, vi invito a visitare il sito di Alberto Lupetti (www.lemiebollicine.com) dove potrete soddisfare la vostra “sete” di curiosità!

Annata 2002: proprio niente male

Era da qualche tempo che, assieme ai miei valorosi compagni, volevamo fare questa sorta di mini degustazione dell’annata 2002. Dopo varie peripezie finalmente ci siamo decisi e si potrebbe dire che il merito è tutto di quell’autentico mostro bevuto la settimana scorsa che risponde al nome di Cristal 2002.

Così in breve tempo mettiamo insieme le bottiglie e decidiamo per martedì 7 Febbraio.

Prima di svelarvi le bottiglie e quindi passare alla degustazione, facciamo un breve esame dell’annata 2002. Da molti definita la grande annata della decade ed effettivamente male non è. Il clima, mediamente caldo e asciutto, cambiava repentino con alternanza tra caldo e temporali da agosto a settembre per poi concedere bellissime giornate fino alla vendemmia avvenuta alla fine di settembre. Come risultato, vini eccellenti, concentrati, potenti ed anche espressivi. Insomma, un annata da 4 stelle!

Passiamo adesso alla cena e di conseguenza alla degustazione.

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Nel frattempo vengono serviti gli antipasti e la prima bottiglia fa capolino sul tavolo: Philipponat Grand Blanc Millesime 2002, degorgiato nel 2008 e dosato da brut a 5gr/lt. Questo champagne è un Blanc de Blancs quindi composto esclusivamente da uve Chardonnay e al naso si percepisce subito. Fruttato di agrumi ma poi spunta la cotogna e il pan brioche. In bocca è pieno e preciso, uno champagne che soddisfa e che bevi volentieri, 92/100.

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Mentre siamo ancora intenti a consumare gli antipasti, arriva la seconda bottiglia: Perrier Jouet Belle Epoque 2002. E’ la prima Belle Epoque del 2000. Il naso è fresco e minerale e nonostante in bocca il primo sorso è potente purtroppo trovo che manca in struttura in quanto il finale è netto e non dà a nessuno dei commensali soddisfazione. Per ora non va oltre i 90/100.

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Mentre termina il Belle Epoque scopriamo che ci sono stati riservati degli astici e quindi nel frattempo arriva il piatto principale…

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La terza bottiglia è una vecchia conoscenza: Cristal 2002. Questa bottiglia è il riflesso di quella della settimana scorsa. Lo champagne è perfettamente bilanciato tra maturità e freschezza e ne berresti a litri indipendentemente da evento o stato d’animo. Grazie Jean Baptiste Lécaillon per questo meraviglioso champagne! 98/100.

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Quarta bottiglia Bollinger Grande Année 2002. Un altra strepitosa bottiglia degorgiata a luglio 2011. Il colore è stupendo, un bel giallo carico che al naso restituisce dolcezze di pasticceria e mineralità mentre al palato è elegante e allo stesso tempo fresco. Un vino strutturato e nel rispetto dello stile della Maison. Per me la seconda bottiglia della serata 97/100.

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La quarta bottiglia è un mix tra fascino e scetticismo: Jacquesson millesime 2002. Purtroppo hanno vinto gli “scettici”, questa bottiglia purtroppo aveva un sentore di tappo che per un momento è sparito dal bicchiere per poi tornare prepotentemente dopo qualche minuto ancora d’attesa! Peccato! SV

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Chiude la serata il Pol Roger Winston Churchill 2002. Per me un battesimo, infatti non l’avevo mai bevuto. E’ uno champagne mitico, intenso d’agrume al naso ma comunque minerale. In bocca invece seppur molto equilibrato lo trovo elegantissimo anche per via della sua bollicina finissima ma decisamente giovane. Ho dovuto riflettere un po’ sul voto perché essendo la prima bottiglia bevuta mi trovavo in difficoltà. Alla fine credo sia da 95/100.

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Ecco di seguito la batteria completa! Si c’è una bottiglia in più il Brut Nature di Roederer, versione 2006… “Purtroppo” c’era chi aveva ancora sete!!!

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Qualche considerazione finale: la sorpresa della serata è stato il Philipponat che nonostante combattesse con delle top cuvée ha tenuto alta la testa e si è fatto valere. Purtroppo il Belle Epoque non riesce a convincerci, gli manca quel qualcosa che, credo indipendentemente dai gusti, ti renda la bevuta un evento perché alla fine lo champagne è piacere e cosa c’è di meglio che berlo con i propri amici!!

Solita conferma il Cristal, un mostro, seguito a ruota dalla Grande Année veramente in splendida forma. Peccato per il Jacquesson ma la bottiglia davvero non era all’altezza tant’è che ne abbiamo lasciato metà! Winston Churchill? Bé al prossimo scontro! Adesso so cosa aspettarmi e non vedo l’ora di confrontarmi nuovamente con te!

Cristal: guai a sottovalutarlo!

A cosa pensate se dico Cristal? Discoteca? Lusso? Feste? Vi prego no… Facciamo un bel respiro e ricominciamo daccapo!

In passato la cuvée de prestige di Roederer è stata spesso associata a eventi mondani o comunque al lusso e si sa’, una volta entrati in questo “vortice”, è difficilissimo uscirne ma questo non vuol dire che non sia un vino di qualità, di estrema qualità!

Personalmente odio certi stereotipi e trovo ingiusto “ghettizzare” un vino solo perché lo abbiamo visto alla festa di Tizio o all’evento di Caio; è altrettanto vero che invece ho considerato il Cristal uno champagne eccezionale ma che esprime tutto il suo potenziale diversi anni dopo il dégorgement (c’è chi dice addirittura 20 ma capisco sia difficile aspettare così tanto).

Che fare quindi? Non volevamo passare la serata col dubbio e così in due ore abbiamo messo su una “mini” degustazione di Cristal (solo la versione Blanc) di cui tra breve vi racconterò nel dettaglio, prima un ripassino veloce sulla storia di questo meraviglioso Champagne!

Il Cristal fu creato da Louis Roederer II nel 1876 esclusivamente per lo Zar Alexandar II di Russia il quale per differenziarsi da tutti gli altri, chiese a Roederer di creargli uno champagne “speciale”. Nacque così il Cristal, chiamato così proprio perché la bottiglia era in cristallo, e con il fondo piatto.

Purtroppo con la Rivoluzione Russa del 1917 il mercato dello champagne crolla e il Cristal non viene più prodotto fino a quando nel 1932 torna sul mercato fortunatamente per tutti e non solo per lo “zar”!!!

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Come avrete letto ho avuto la fortuna di assaggiare il Cristal direttamente col suo creatore Jean-Baptiste Lécaillon, questa volta invece mi sono “accontentato” dei miei compagni d’avventura e di seguito passiamo alla degustazione!

La serata inizia con gli antipasti e Cristal 2006. Qui possiamo dire che trova conferma la “regola”. Questo Cristal è strepitoso, buonissimo e freschissimo ma molto giovane il che si evince subito: basta guardare il colore che troviamo nel calice. Ha ancora molta strada davanti ma la stoffa c’è eccome. Note fruttate al naso che trovano conferma al palato. Spero di poterlo riassaggiare con qualche anno in più sulle spalle. 94/100

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La seconda bottiglia della serata e il 2002. E qui potrei già chiudere le mie considerazioni nel senso che non c’è nulla da aggiungere. Questo champagne è fantastico con il perfetto connubio tra maturità e freschezza. Al calice è sempre un giallo tenue ma il naso ci mette davanti ad una bottiglia di un altra caratura e la bocca ci conferma le nostre impressioni olfattive! Signori vi prego, se ne avete a casa fatemelo sapere e apriamola insieme! 98/100

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Ovviamente non siamo a stomaco vuoto anzi, arrivano i primi!

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Nel frattempo la serata procede e mentre finiamo di gustarci i secondi viene servita la terza bottiglia della serata il 1997. Avevo già avuto modo di berla due anni fa e quindi ero molto curioso di assaggiarlo nuovamente. Il calice si presenta diversamente, abbiamo un bel giallo ambrato che fa da apripista a quello che ci aspetta al palato. Anche questo è un altro grandissimo Cristal direi elegante e floreale nonostante abbia i suoi annetti che però non pesano nel senso che questo champagne si fa bere eccome e non stanca mai. Per me il secondo della serata. 96/100

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Adesso eravamo tutti in aspettazione dei due mostri sacri 1990 e 1986. Purtroppo le bottiglie non erano perfette soprattutto la ’90 e quindi non voglio dare giudizi anche se la ’86 era leggermente meglio. Peccato perché non capita tutti i giorni di avere a che fare con dei Cristal di queste annate. Speriamo che ricapiti l’occasione!

Alla fine che dire… Non fate l’errore di sottovalutare il Cristal. Fidatevi, non ha nulla a che vedere con lo stereotipo che ci hanno portato a pensare. Questo champagne è buonissimo e la Maison Roederer è sinonimo di eccellenza! Dategli qualche anno, conservatelo accuratamente in cantina, e vedrete che ne resterete ammaliati.

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