Finalmente dopo qualche mese d’assenza sono tornato nella mia adorata Champagne e questa volta per delle visite a dir poco eccezionali e illuminanti. Assieme ad Alberto Lupetti e Vania Valentini (e altri amici appassionati) abbiamo passato 2 giorni di “fuoco” passando per Charles Heidsieck, poi da Roederer, Dom Pérignon per poi finire con Filaine e Diebolt-Vallois.
Per il racconto dettagliato però ci vorrà qualche tempo (ho bisogno di riordinare le idee)!!

Dom Pérignon: All’interno dell’abbazia di Hautvillers
Per il momento voglio parlarvi di uno champagne del quale mi sono innamorato fin dalla prima volta che l’ho assaggiato: Dom Pérignon 1995!
In questo caso però voglio parlarvi della sua versione P2, quindi quelle bottiglie rimaste più a lungo sui lieviti (circa 15/20 anni). Innanzi tutto facciamo un attimo chiarezza su un argomento che in passato ha destato qualche dubbio: non c’è alcuna differenza tra le bottiglie Oenoteque, quindi quelle – passatemi il termine – vecchie con l’etichetta argento, e le attuali P2 con etichetta nera. L’unica differenza “potrebbe” essere nel dègorgement: infatti dato che si tratta di un operazione effettuata manualmente perché ogni bottiglia viene controllata da un enologo, dalla prima commercializzata a quella che acquisterete domani in enoteca, potrebbe esserci un anno di differenza.

Richard Geoffroy: colui che porta avanti l’essenza e lo spirito di Dom Pérignon! E’ un mito e le degustazioni con lui sono memorabili!!
Come già accennato personalmente adoro l’annata ’95: i suoi champagne sono bilanciati e oggi sono una goduria! Qualsiasi bottiglia degustata l’ho trovata in uno stato di forma eccellente e non smetterei mai di berne!
Avevo già bevuto la versione Oenoteque dell’annata 1995 in una precedente degustazione ed ero curioso di assaggiarlo nuovamente per vedere l’evoluzione e ne sono rimasto estasiato!!

Un tesoro che viene versato!
Ma com’è questo P2 1995? E’ magnifico, intrigante con un naso stupendo e una bocca di una profondità incredibile. Continuavo a berlo finendo il calice. Si sà, il vino più buono è quello che beviamo e non che continuiamo a girare e rigirare nel calice. Questo ’95 è veramente notevole ed era così perfetto che è un vino da lode anzi, da 100 e lode!
E’ molto interessante a proposito dei vari P2 e P3 quello che ci ha detto Geoffroy, ossia per lui sono vita: i lieviti pian piano muoiono e trasferiscono gradualmente energia al vino! Effettivamente è proprio questa la differenza tra il vintage e la versione P2: assaggiando il primo si iniziano a sentire note di maturità che rendono il vino complesso mentre la P2 ha energia mista a maturità che rendono il vino bilanciato e di una bevibilità incredibile!
Un consiglio? Comprate tutto quello che trovate perché ne vale davvero la pena!!