Anteprima: Amour de Deutz Rosé 2008

Qualche sera fa ho avuto il piacere di assaggiare il nuovissimo Amour de Deutz 2008 in rosa in compagnia di alcuni amici! Ovviamente non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di scriverne sia perché l’annata 2008 ha riscontrato diversi pareri super positivi tanto da ormai essere già entrata nel mito, sia perché Deutz è comunque una Maison in crescita!

A proposito di Deutz.. In Francia viene considerata una tra le sei Maison più “serie”. Fu fondata nel 1838 da due tedeschi amanti delle bollicine (come molti altri visto che non è l’unica maison con un nome tedesco). Deutz venne fondata ad Ay, il villaggio Grand Cru nella valle della Marne. Prende il nome da William Deutz (a cui è dedicata una cuvée) che dopo soli 7 anni dalla fondazione vendeva più di 170mila bottiglie.

William aveva un ossessione: la qualità, tant’è che dopo aver partecipato ad una degustazione alla cieca in Russia ed essersi classificato terzo, scrisse subito una lettera ai suoi collaboratori dicendo di cercare le uve migliori per riuscire a classificarsi primi.

Nel 1993 la maison venne acquistata dalla famiglia Rouzaud, i discendenti e proprietari della Maison Roederer, per rinnovarla; nominano un presidente dandogli pieni poteri e quindi totale indipendenza.

Oggi Deutz possiede 367 ettari di cui 241 proprietari. 324 sono piantati a Pinot Noir, 10,2 di Meunier e 30,8 Chardonnay.

Giusto un cenno sull’annata 2008: l’ingresso di quasi tutte le top cuvée sul mercato hanno spaccato il mercato, champagne pronti, buoni, alcuni già eccellenti al debutto. L’annata inizia con un inverno mite ed una primavera fresca con un giugno piovoso che ha ritardato la fioritura. Settembre ha risollevato le sorti di quest’annata con temperature calde di giorno e fredde di notte portando le uve a condizioni ottimali.

Come dicevamo i vini di quest’annata sono eccezionali, tesi e longevi ma com’è questo Amour de Deutz 2008 rosé?

amour deutz 2008

Composto dal 64% di Pinot Noir (di cui il 9% in rosso) e 36% di Chardonnay. Si presenta al calice con un rosa tenue quasi a voler nascondere questo suo essere rosé ma il naso è un tripudio di frutti rossi: lampone, fragola e una buona mineralità accompagnano il sorso. Ecco, il sorso: setoso con un acidità bilanciata e gourmet. Uno champagne in perfetto equilibrio tra potenza e delicatezza in una parola: elegante! Questo champagne è all’inizio del suo viaggio e sarà un viaggio bellissimo, ve l’assicuro! 99/100

Champagne: il prezzo è giusto…?

Cari lettori, è un piacere ritrovarvi dopo le vacanze estive! Spero che anche per voi siano state rilassanti e ricostituenti!

Oggi non voglio parlare di uno champagne in particolare ma più in generale di come poter valutare una bottiglia.

Perché questo articolo? Sempre più di frequente mi viene chiesto il valore di una certa bottiglia o di questa o quella etichetta. Spesso, inoltre, la prima domanda che viene fatta è “quanto può valere?” e sempre più di frequente vedo e sento valutazioni al di fuori da ogni logica.

Il mio obiettivo è quello di scrivere una mini-guida per, in primis, cercare di capire se la bottiglia che stiamo acquistando è in buono stato e poi darne una valutazione economica.

Andiamo con ordine: come capire se una bottiglia è in buono stato?

Partendo dal presupposto che nessuno è “dentro la bottiglia” e quindi può dirci con certezza che la bottiglia sia perfetta, sicuramente la prima cosa da guardare in una bottiglia è il livello del “liquido” o la bolla che si crea quando la bottiglia è in posizione orizzontale. Un livello basso infatti suggerisce una fuoriuscita di vino e di conseguenza un’entrata d’aria che potrebbe aver danneggiato il contenuto. Il secondo step consiste nel verificare tramite una luce (la comunissima torcia presente in tutti i vostri smartphone va più che bene) il colore del vino e se ci sono dei sedimenti: un colore molto scuro non è un buon segno come anche uno champagne “sporco” da vari sedimenti non lascia ben sperare.

Queste sono le prime due cose da fare e direi che se questi due “test” sono superati la bottiglia ha buone possibilità di risultare bevibile.

Un altro consiglio è di essere buoni osservatori: guardate dove e da chi state comprando. Nel senso, è un appassionato? Ha una cantina naturale o refrigerata? Com’era conservata la bottiglia? Questo perché una persona che non ha la passione probabilmente non avrà avuto molta cura della bottiglia anche semplicemente perché non ha un posto dove riporla correttamente. Attenzione alle cantine naturali inoltre: c’è molta muffa o umidità? Ci sono salami o formaggi conservati insieme al vino? Questi potrebbero, alla lunga, danneggiare il contenuto.

dom 1964

Dom Pérignon 1964: non fatevi ingannare dal colore, questo dom era fenomenale!

Un altro consiglio che posso darvi è quello di controllare il tappo. C’è ancora la stagnola a coprirlo? C’è della muffa o ruggine? Un tappo in buone condizioni è sicuramente un buon segno.

Queste sono un po’ le operazioni basilari quando si acquista una bottiglia con qualche anno sulle spalle e soprattutto tra privati. Le enoteche dovrebbero essere attrezzate per conservare adeguatamente le loro bottiglie.

Il tasto dolente: quanto vale la mia bottiglia? A mio nonno hanno regalato questa bottiglia quanto vale? Fermo restando che, alla luce di quello che abbiamo appena detto, non si può fare una valutazione ad hoc su internet o guardando la bottiglia in foto, non è detto che abbiate in cantina un tesoro! O per lo meno, avevate un tesoro che purtroppo si è danneggiato. Nelle prossime righe cerco di spiegarmi in base alla mia esperienza: ormai sono 6 anni che compro vino e spero di aver appreso qualcosa.

Partiamo dal principio: un vino “vecchio” non vuol dire che sia per forza di valore! Potreste avere in casa un sans année che non potrà mai valere quanto un millesimato o una cuvée de prestige. Quindi sfatiamo subito questo mito. Fate ricerche su internet se non siete esperti, provate a documentarvi sulla bottiglia in vostro possesso e se possibile confrontate la vostra bottiglia con una appena uscita sul mercato. Attenti però: una bottiglia acquistata in enoteca, fisica o virtuale che sia, avrà sempre un costo più alto per via dei costi di gestione che un’attività porta ad avere.

Vi riporto un esempio accadutomi personalmente: sono un amante dei sans année con qualche anno sulle spalle. Sapete che il Brut Reserve è il sans année di Charles Heidsieck e che in passato aveva la dicitura “mise en cave” sul collo della bottiglia sopra l’etichetta. Ho trovato su internet una persona che ne aveva due e volevo acquistarle, il problema era il costo: chiedeva 120€ a bottiglia! Una follia! La bottiglia attualmente sul mercato di Brut Reserve costa, in enoteca, sui 45€. Capite bene che da 45 a 120 c’è una bella differenza. Ora ipotizziamo che quelle bottiglie di mise en cave siano state conservate perfettamente per tutti questi anni e ipotizziamo che abbiano come annata base la 1996 (tanto mitizzata in Italia) e fermo restando che il proprietario ha il sacrosanto diritto di chiedere qualsiasi cifra, anche 1000 Euro, io non la pagherei più di 60/70. Non perché voglio “imbrogliare” il proprietario ma perchè è semplicemente fuori prezzo e perché, ribadisco, nessuno può darmi la certezza che quella bottiglia sia in forma e di conseguenza il rischio di buttare via i soldi è tutto a carico dell’acquirente! In tal proposito dico sempre che piuttosto conviene comprarle e lasciarle “maturare” nella propria cantina così da avere la certezza della conservazione!

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Bottiglia di Charles Heidsieck Brut Réserve con la dicitura “Mise En Cave” sopra l’etichetta

Un ultimo suggerimento: attenzione alle bottiglie trasparenti, come quella del Cristal: la luce è nemica del vino e quindi ha bisogno di molta più cura!

Spero che questo articolo possa essere di vostro gradimento e possa avervi tolto qualche eventuale dubbio!

 

 

SaveTheDate: Masterclass Dom Pérignon

Dopo le vacanze natalizie e i festeggiamenti per il nuovo anno, l’Accademia dello Champagne torna a pieno regime con una nuova e imperdibile Masterclass.

Il mito, lo champagne più celebrato e, ahimè, più odiato: Dom Pérignon!

Lunedì 5 Febbraio assieme ad Alberto Lupetti e Vania Valentini, vi porteremo alla scoperta di questo champagne che non è solo un nome ma tanta qualità!

Queste le bottiglie in degustazione:

  • Vintage 2003: la sfida di Richard Geoffroy;
  • Vintage 2004: il “mostro”;
  • Vintage 2009: la novità;
  • P2 2000: la declinazione in versione P2 dello champagne del nuovo millennio;
  • P2 rosè 1996: raro e prezioso rosè in versione P2;
  • OE 1990: imperdibile e introvabile, l’espressione più pura dello champagne, colui che adesso si chiama P3 di un annata fantastica.

Affrettatevi con le prenotazioni perché i posti sono limitatissimi: solo 11!!

Locandina Master DP

Guy Charbaut Memory 1995

Oggi voglio parlarvi di uno champagne che sarà sconosciuto ai più! Onestamente era sconosciuto anche a me ma quando ho visto questo magnum in un enoteca a Epernay e ho notato il millesimo assieme al prezzo super competitivo, non ci ho pensato due volte e l’ho acquistata. L’altra sera, assieme ai soliti amici alcolizzati” la stappiamo e rimaniamo tutti piacevolmente colpiti da questo champagne!

Prima di raccontarvi com’è questo champagne lasciate che vi racconti un po’ la famiglia Charbaut…

Siamo nel 1936 e André Charbaut acquista il suo primo vigneto a Mareuil-sur-Ay, tra l’altro vigneti classificati tra 90 e 100% della “scala dei Cru”. Poco dopo crea il proprio marchio e inizia la produzione con l’obbiettivo di fare champagne eccezionali.

Nei primi anni ’50 i due figli di André entrano nell’azienda di famiglia e con il loro supporto la superficie vitata cresce fino a 20 ettari nei primi anni ’60.

Nel 2010 Guy Charbaut purtroppo viene a mancare ma i figli continuano a portare avanti la tradizione di famiglia producendo champagne molto raffinati lasciandoli maturale naturalmente.

La gamma degli champagne Charbaut è composta da 8 cuvée, quella da me assaggiata è la loro top cuvée, la Memory. Attualmente c’è sul mercato la 2005. E’ un blanc de blancs quindi composto solo da 100% Chardonnay, riposa poi per 10 anni nelle cave per poi essere dosato a 8gr litro.

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Alla vista è un bel giallo che non sembra avere 23 anni ma non appena avvicini il naso al calice la musica cambia! Si avverte maturità, aromi di pasticceria e frutti gialli che invitano anzi… il naso ti prende letteralmente per la gola perché chiama il sorso! Così lo bevi, lo assaggi e ci rifletti su… poi ne prendi un altro sorso e un altro ancora perché è veramente buono. L’attacco in bocca e deciso ma delicato, quasi suadente con aromi di brioche e una trama acidula per accompagnarti verso il finale fatto di agrumi canditi. Uno champagne veramente stupefacente che sicuramente aveva ancora vita davanti. 94/100

E’ stata proprio una piacevole scoperta e sicuramente il formato magnum ha preservato tutti gli aromi e la bontà. Insomma, l’annata 95 si conferma al top e col formato magnum formano una coppia perfetta!

Taittinger Comtes de Champagne: il miglior blanc de blancs!

Quando mi avvicinai per la prima volta al fantastico mondo dello champagne bevvi una bottiglia di Taittinger brut Réserve, il “base” della Maison di Reims e per quanto fossi neofita mi rimase talmente impresso da imprimermi in maniera indelebile nella mente il nome della Maison!

Da allora di tempo ne è passato, io probabilmente sono lo stesso neofita di sempre ma la qualità Taittinger è sempre ai massimi livelli, soprattutto quando si parla della loro cuvée de prestige: il Comtes de Champagne.

Partiamo da un dato di fatto: non sono un amante dei blanc de blancs, preferisco la potenza del pinot noir all’eleganza dello chardonnay ma, se i gusti sono opinabili, la qualità del Comtes de Champagne non lo è affatto! In questi anni ho letto, riletto, studiato, osservato i maggiori esperti di champagne del mondo – Alberto Lupetti su tutti -, e tutti sono concordi nell’affermare che il Comtes de Champagne è il miglior Blanc de Blancs! Io non posso che accodarmi perché quanto sto per raccontarvi, almeno per me, è stato memorabile!

Facciamo un breve preambolo: siamo nel 1952 e Claude Taittinger crea uno champagne inedito, di altissimo livello, che legherà indissolubilmente la Maison di Reims allo Chardonnay, (all’epoca i blanc de blancs erano davvero pochi: Salon tanto per citarne uno, e di nicchia). Nacque così il Comtes de Champagne, composto dalle uve di cinque villaggi tutti Grand Cru della Cote de Blancs.

Qualche giorno fa ci ritroviamo con i soliti compari per un aperitivo da uno che di salumi se ne intende, Angelo Capasso di salumificio Squisito. Visto che era giusto un aperitivo decidiamo di fermarci a pranzo dal grande Marco Dallabona del ristorante Stella d’Oro di Soragna, di cui ho già parlato altre volte, guardiamo la carta dei vini e ci balza all’occhio una bottiglia a dir poco introvabile e memorabile, Comtes de Champagne 1995. Visto che non siamo mai riusciti a trovare una bottiglia d’annata del Comtes decidiamo di regalarcela per il pranzo e la scelta fu davvero felice…

Eccolo nel dettaglio:

comtes 1995

Un naso vivo che sprigiona potenza e mineralità e freschezza. La bocca ci spiazza: bollicine finissime che accarezzano il palato lasciando aromi di agrumi e appunto minerali che ci preparano per il finale freschissimo e lunghissimo! La cosa che più ci colpisce di più e che oggi gli champagne targati ’95 siano al top mentre questo Taittinger era nella sua adolescenza, criminalmente giovane dall’alto dei suoi 22 anni! Incredibile! Spero di poterlo riassaggiare tra qualche anno perché aveva ancora tante cose da dirci… 98/100

Si ok, volete sapere perché solo 98 dopo tutto questo racconto? Dare il voto massimo credo sia una gran responsabilità (soprattutto per me) e questo champagne ha ancora troppa vita, troppe sfumature e qualche spigolo da smussare… La qualità, la materia ci sono tutte e sono al top ma per ora no me la sento di andare oltre! Chi lo sa, forse tra qualche anno…

Dom Pérignon P2 1995: 100 e lode!

Finalmente dopo qualche mese d’assenza sono tornato nella mia adorata Champagne e questa volta per delle visite a dir poco eccezionali e illuminanti. Assieme ad Alberto Lupetti e Vania Valentini (e altri amici appassionati) abbiamo passato 2 giorni di “fuoco” passando per Charles Heidsieck, poi da Roederer, Dom Pérignon per poi finire con Filaine e Diebolt-Vallois.

Per il racconto dettagliato però ci vorrà qualche tempo (ho bisogno di riordinare le idee)!!

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Dom Pérignon: All’interno dell’abbazia di Hautvillers

Per il momento voglio parlarvi di uno champagne del quale mi sono innamorato fin dalla prima volta che l’ho assaggiato: Dom Pérignon 1995!

In questo caso però voglio parlarvi della sua versione P2, quindi quelle bottiglie rimaste più a lungo sui lieviti (circa 15/20 anni). Innanzi tutto facciamo un attimo chiarezza su un argomento che in passato ha destato qualche dubbio: non c’è alcuna differenza tra le bottiglie Oenoteque, quindi quelle – passatemi il termine – vecchie con l’etichetta argento, e le attuali P2 con etichetta nera. L’unica differenza “potrebbe” essere nel dègorgement: infatti dato che si tratta di un operazione effettuata manualmente perché ogni bottiglia viene controllata da un enologo, dalla prima commercializzata a quella che acquisterete domani in enoteca, potrebbe esserci un anno di differenza.

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Richard Geoffroy: colui che porta avanti l’essenza e lo spirito di Dom Pérignon! E’ un mito e le degustazioni con lui sono memorabili!!

Come già accennato personalmente adoro l’annata ’95: i suoi champagne sono bilanciati e oggi sono una goduria! Qualsiasi bottiglia degustata l’ho trovata in uno stato di forma eccellente e non smetterei mai di berne!

Avevo già bevuto la versione Oenoteque dell’annata 1995 in una precedente degustazione ed ero curioso di assaggiarlo nuovamente per vedere l’evoluzione e ne sono rimasto estasiato!!

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Un tesoro che viene versato!

Ma com’è questo P2 1995? E’ magnifico, intrigante con un naso stupendo e una bocca di una profondità incredibile. Continuavo a berlo finendo il calice. Si sà, il vino più buono è quello che beviamo e non che continuiamo a girare e rigirare nel calice. Questo ’95 è veramente notevole ed era così perfetto che è un vino da lode anzi, da 100 e lode!

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E’ molto interessante a proposito dei vari P2 e P3 quello che ci ha detto Geoffroy, ossia per lui sono vita: i lieviti pian piano muoiono e trasferiscono gradualmente energia al vino! Effettivamente è proprio questa la differenza tra il vintage e la versione P2: assaggiando il primo si iniziano a sentire note di maturità che rendono il vino complesso mentre la P2 ha energia mista a maturità che rendono il vino bilanciato e di una bevibilità incredibile!

Un consiglio? Comprate tutto quello che trovate perché ne vale davvero la pena!!

Cristal: guai a sottovalutarlo!

A cosa pensate se dico Cristal? Discoteca? Lusso? Feste? Vi prego no… Facciamo un bel respiro e ricominciamo daccapo!

In passato la cuvée de prestige di Roederer è stata spesso associata a eventi mondani o comunque al lusso e si sa’, una volta entrati in questo “vortice”, è difficilissimo uscirne ma questo non vuol dire che non sia un vino di qualità, di estrema qualità!

Personalmente odio certi stereotipi e trovo ingiusto “ghettizzare” un vino solo perché lo abbiamo visto alla festa di Tizio o all’evento di Caio; è altrettanto vero che invece ho considerato il Cristal uno champagne eccezionale ma che esprime tutto il suo potenziale diversi anni dopo il dégorgement (c’è chi dice addirittura 20 ma capisco sia difficile aspettare così tanto).

Che fare quindi? Non volevamo passare la serata col dubbio e così in due ore abbiamo messo su una “mini” degustazione di Cristal (solo la versione Blanc) di cui tra breve vi racconterò nel dettaglio, prima un ripassino veloce sulla storia di questo meraviglioso Champagne!

Il Cristal fu creato da Louis Roederer II nel 1876 esclusivamente per lo Zar Alexandar II di Russia il quale per differenziarsi da tutti gli altri, chiese a Roederer di creargli uno champagne “speciale”. Nacque così il Cristal, chiamato così proprio perché la bottiglia era in cristallo, e con il fondo piatto.

Purtroppo con la Rivoluzione Russa del 1917 il mercato dello champagne crolla e il Cristal non viene più prodotto fino a quando nel 1932 torna sul mercato fortunatamente per tutti e non solo per lo “zar”!!!

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Come avrete letto ho avuto la fortuna di assaggiare il Cristal direttamente col suo creatore Jean-Baptiste Lécaillon, questa volta invece mi sono “accontentato” dei miei compagni d’avventura e di seguito passiamo alla degustazione!

La serata inizia con gli antipasti e Cristal 2006. Qui possiamo dire che trova conferma la “regola”. Questo Cristal è strepitoso, buonissimo e freschissimo ma molto giovane il che si evince subito: basta guardare il colore che troviamo nel calice. Ha ancora molta strada davanti ma la stoffa c’è eccome. Note fruttate al naso che trovano conferma al palato. Spero di poterlo riassaggiare con qualche anno in più sulle spalle. 94/100

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La seconda bottiglia della serata e il 2002. E qui potrei già chiudere le mie considerazioni nel senso che non c’è nulla da aggiungere. Questo champagne è fantastico con il perfetto connubio tra maturità e freschezza. Al calice è sempre un giallo tenue ma il naso ci mette davanti ad una bottiglia di un altra caratura e la bocca ci conferma le nostre impressioni olfattive! Signori vi prego, se ne avete a casa fatemelo sapere e apriamola insieme! 98/100

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Ovviamente non siamo a stomaco vuoto anzi, arrivano i primi!

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Nel frattempo la serata procede e mentre finiamo di gustarci i secondi viene servita la terza bottiglia della serata il 1997. Avevo già avuto modo di berla due anni fa e quindi ero molto curioso di assaggiarlo nuovamente. Il calice si presenta diversamente, abbiamo un bel giallo ambrato che fa da apripista a quello che ci aspetta al palato. Anche questo è un altro grandissimo Cristal direi elegante e floreale nonostante abbia i suoi annetti che però non pesano nel senso che questo champagne si fa bere eccome e non stanca mai. Per me il secondo della serata. 96/100

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Adesso eravamo tutti in aspettazione dei due mostri sacri 1990 e 1986. Purtroppo le bottiglie non erano perfette soprattutto la ’90 e quindi non voglio dare giudizi anche se la ’86 era leggermente meglio. Peccato perché non capita tutti i giorni di avere a che fare con dei Cristal di queste annate. Speriamo che ricapiti l’occasione!

Alla fine che dire… Non fate l’errore di sottovalutare il Cristal. Fidatevi, non ha nulla a che vedere con lo stereotipo che ci hanno portato a pensare. Questo champagne è buonissimo e la Maison Roederer è sinonimo di eccellenza! Dategli qualche anno, conservatelo accuratamente in cantina, e vedrete che ne resterete ammaliati.

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Dom Pérignon – Private Tasting 2000 – 1982 – Oenoteque vs Vintage

Una serata straordinaria all’insegna di Dom Pérignon

Ultimamente con un gruppo di amici abbiamo dato vita a delle serate all’insegna della buona compagnia, del buon cibo e ovviamente del buon anzi, ottimo, champagne! Se la location è rimasta invariata ed è quel tempio della cucina che risponde al nome I Du Matt, dove lo chef Mariano e la sous chef Maura ci deliziano con portate al limite della legalità, la maison è a nostra discrezione e dopo Krug è stata la volta di Dom Pérignon. In poco tempo è stata decisa la data e ognuno dei partecipanti portava una bottiglia: l’obbiettivo era mettere a confronto, dove possibile, il vintage con la versione Oenoteque o P2. Le bottiglie in degustazione erano in ordine: Vintage 2000, Vintage – P2 1998, Vintage – Oenoteque – Rosé 1996, Vintage – Oenoteque 1995, Vintage – Oenoteque 1990, Vintage 1982. Qualora ce ne fosse il bisogno vi confermo l’ottima riuscita della serata e vi lascio al racconto sperando sia di vostro gradimento!

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 Dopo aver preparato le bottiglie aprendo le più “vecchie” così da averle pronte per la degustazione, ci accomodiamo a tavola dove mentre lo chef ci serve il primo piatto io verso il primo Dom della serata: il Vintage 2000; l’antipasto era carne salada con finocchio e zucchina. Il Dom 2000 si presenta davvero bene al bicchiere e il naso è assolutamente Dom. Ho avuto occasione tra l’altro di berlo una settimana fa e devo dire che conferma le stesse impressioni: la sua mineralità inconfondibile e al gusto è in perfetto equilibrio tra maturità e freschezza. In questo momento ne berrei a litri perché è davvero molto buono: 94/100.

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Dom 2000 e antipasto

Dom 2000 e antipasto

Dopo l’antipasto si comincia forte e inizio a versare nei bicchieri il Vintage 1998 e il P2 1998 mentre a tavola arriva il primo piatto d’eccezione: Vellutata di zucca con aceto balsamico tradizionale di oltre 35anni e tartufo nero.

Vellutata di zucca con tartufo nero

Vellutata di zucca con tartufo nero

Il vintage 1998 ovviamente ha un colore più intenso rispetto al P2 che in questo momento e con queste bottiglie risulta un pelo inferiore al vintage che coinvolge tutti i sensi con la sua acidità bellissima, elegante ma diretto e immediato. In questo momento direi 95/100 Vintage 1998 e 94/100 P2 1998.

2016-09-06-09-11-44 "Fratelli a confronto": Vintage 1998 e P2 1998

Una veloce pausa ci prepara al piatto successivo (qui ho fatto il maleducato: dopo averlo divorato ho chiesto il bis, era troppo buono!!!): fagottini al coniglio con il suo ristretto e salsa di peperoni.

I fagottini: una bontà!

I fagottini: una bontà!

Quest’ottimo piatto accompagnava tre bottiglie eccezionali: Vintage 1996, Oenoteque 1996 e Rosé 1996! Metto le mani avanti subito sperando di non accogliere le ire di coloro che trovano questa 1996 un annata straordinaria, io la definirei invece estrema (Lupetti docet): in effetti questi champagne hanno stoffa da vendere per carità, ma attualmente risultano ancora giovani e con molta strada ancora da percorrere. Queste tre bottiglie ne sono l’esempio: il Vintage 1996 risulta più godibile per via della minore sapidita dell’Oenoteque che invece risulta molto giovane e quasi dispiace di averlo adesso nel bicchiere e se l’OE era giovane, figuriamoci il rosé che è e sarà un grandissimo… Appunto, sarà e saranno…. Vintage 1996 94/100Oenoteque 1996 93/100 Rosé 1996 93/100.

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Trittico di 1996: Vintage, OE, Rosé

Trittico di 1996: Vintage, OE, Rosé

Con la smania di un bambino invece ci avviciniamo alle bottiglie che era da tempo che aspettavo di riassaggiare: Vintage 1995 e Oenoteque 1995. Il piatto che accompagna questi due mostri è uno stinco di maiale nel suo fondo con puré di melanzane, un altro capolavoro di Mariano. La cottura molto lenta ha reso questa carne tenerissima tanto da rendere difficoltoso il taglio ma allo stesso tempo conservava tutti i sapori ed un “sughetto” da leccarsi i baffi.

Stinco di maiale e puré di melanzane

Stinco di maiale e puré di melanzane

Oggi l’annata 1995 rivela tutto il suo potenziale a valore e questi champagne sono eccezionali e forse l’abbiamo sottovalutata in favore della 1996 ma questi champagne sono spettacolari. Il Vintage è un ruffiano, si avverte una leggera ossidazione ma è vivo ed è straordinario e mi piace da impazzire e se questo è il vintage, l’Oenoteque è monumentale! Si, confermo, la 1995 adesso è un passo avanti alla 1996. Vintage 1995 96/100 Oenoteque 1995 97/100.

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Double immenso: Vintage 1995 e Oenoteque 1995

Double immenso: Vintage 1995 e Oenoteque 1995

Un altra pausa veloce e poi subito pronti per il primo dei due dolci: Cannolo alla ricotta con cioccolato e canditi. La particolarità di questo piatto è che la ricotta e la panna utilizzati sono di Parmigiano Reggiano. Le bottiglie che accompagnano questo dolce sono il Vintage 1990 e l’Oenoteque 1990.

Cannolo alla ricotta con cioccolato e canditi

Cannolo alla ricotta con cioccolato e canditi

La 1990, per molti la migliore del secolo, è l’ultima del terzetto magico che comprende 1988, 1989, 1990. Quest’annata ha dato vita a grandissimi champagne. Hanno lunga vita davanti ma anche oggi sono bottiglie memorabili. Il Vintage bevuto da noi purtroppo non era perfetto ma ha materia ed e, cercando di andare oltre i suoi difetti, mi sento di assegnargli un 95/100; l’Oenoteque invece è in una forma smagliante ed è superiore al vintage, siamo sui 97/100.

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Mostri a confronto: Vintage e Oenoteque 1990

Mostri a confronto: Vintage e Oenoteque 1990

Siamo giunti quasi a fine cena e nonostante siamo quasi all’orlo ci aspetta un “appetizer”, giusto per riempire l’ultimo buco: la Piccola pasticceria.

La "piccola" pasticceria

La “piccola” pasticceria

Quest’ultimo piatto ci porta all’ultima bottiglia per la serata: il Vintage 1982. Il capolavoro della serata, di un’annata eccellente che ha dato vita a vini ricchi e complessi con grandi capacità d’invecchiamento. Guardate in foto che colore stupendo che ha, questo Dom è energico e strutturato con una maturita che definirei perfetta che ci fa chiudere la serata nel migliore dei modi: 98/100.

Vintage 1982

Vintage 1982

Siamo giunti così a fine serata che ci ha permesso di confrontare quasi vent’anni di Dom Pérignon, mettendo alla prova la sua capacità d’invecchiamento, anche se non avevamo dubbi. Voglio ringraziare lo staff de’ I Du Matt, Mariano e Maura per la loro ospitalità (fateci una scappata ve lo consiglio), e il grande Filippo perché alla fine è l’ideatore di queste serate che alla fine tutti insieme rendiamo uniche.

Accademia dello Champagne: la genesi!

Si è vero, avete ragione, è un bel po’ di tempo che  non scriviamo sul sito.
Però ci teniamo a tornare col botto: è ufficiale infatti, dopo due tentativi, la creazione dell’Accademia dello Champagne. No tranquilli, non c’è da studiare anche se, personalmente, mi piace “studiare” ed imparare cose nuove sullo champagne, soprattutto se il sapere arriva dalla sapiente mente di Alberto Lupetti coadiuvato da Vania Valentini.

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Assieme a loro dunque, io e Marco abbiamo dato vita a questa Accademia che altro non è che un nuovo dove ci troviamo, organizzando serate di degustazione. Abbiamo inaugurato con la maison Mumm a cui addirittura erano presenti 40 persone e proseguito con Selosse, uno dei miti della Champagne.

Sicuramente l’avventura proseguirà permettendoci così di conoscere i segreti della Champagne e dello champagne.

Al nostro fianco sicuramente ci saranno nostri amici che ci concederanno alcune delle loro squisitezze da accostare alle varie bottiglie, ne è un esempio Angelo Capasso, fantastico produttore del parmense che risponde al nome di Salumificio Squisito; abbiamo avuto anche l’acqua Filette come “sponsor tecnico”, passatemi il termine. Fidatevi, c’è acqua e acqua…

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In abbinamento invece con gli champagne Selosse, abbiamo avuto la fortuna di conoscere il salmone Upstream in merito al quale l’unica parola che viene è: che spettacolo!! Un salmone così e difficile anche solo immaginarlo. Fidatevi, provatelo, assaggiatelo, e poi mi saprete dire!

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Grandi Champagne e salmone Upstream

Insomma, avete visto che le novità non mancano anzi, siamo sempre in costante evoluzione!

Continuate quindi a seguirci e  ne vedrete delle belle!

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