Ci sono champagne che, nella mia sempre più crescente esperienza, mi hanno sorpreso per la capacità evolutiva, altri che invece lo fanno per la loro costanza nel gusto ed anche altri che si confermano sempre eccezionali. Si sa, Dom Pérignon è un nome che ha il sapore di certezza, di qualità e domenica 6 dicembre me lo ha confermato.
Il tutto si è svolto in un pranzo tra amici di champagne, ma ormai siamo molto più che soli amici di champagne, in quel di Soragna, nella bassa Parmense. La location è il sublime ristorante Stella d’Oro, di cui vi consiglio vivamente di farci una capatina perché ne vale davvero la pena. Lo svolgimento comprendeva che ognuno portasse una bottiglia del “nettare francese” e così, avendo in cantina una bottiglia di Rosé 1986, ho deciso assieme al mio “socio” e co-proprietario della stessa Marco, di portarla per degustarla assieme al folto gruppo di appassionati ed esperti tra cui spiccavano: Alberto Lupetti (di cui vi ho parlato svariate volte, tra i maggiori esperti al mondo di champagne), Vania Valentini (anch’essa sempre presente) e altri amici tra cui Angelo Capasso (bè se volete mangiare dei buoni insaccati lui è la persona giusta, proprietario del Salumificio Squisito), ognuno con la propria consorte/marito.
Lo ammettiamo, io e Marco eravamo davvero spaventati da questa bottiglia, temevamo di avere un tesoro andato a male, non tanto per la qualità di Dom Pérignon ma per il fatto che la bottiglia era stata tenuta davvero male (non da noi!!).
Emozioni misto tra paura e sorpresa ci accompagnano per tutto il pranzo finché mi viene detto di aprirla (che onore e direi anche onere!): mi alzo in piedi, prendo la bottiglia, libero il tappo dalla “gabbietta” e piano inizio a toglierle il tappo che viene via senza fatica e senza grossi sfiati, porto il tappo al naso e un sorriso si fa strada tra il mio viso, sembra buono. Lo verso nel calice di Alberto e il suo “ok” è linfa vitale! La bottiglia è buona, in tutti i sensi. Che fantastico questo DP!
Mi raccomando però, non conservate le vostre bottiglie così, non sfidate la sorte!! A noi è andata davvero bene, questo Dom era vivo, un gran rosé nonostante i suoi 29 anni e se non apprezzate i rosé vi consiglio vivamente di iniziare a considerarli, non soltanto in certe bottiglie perché ci sono ottimi rosé senza spendere cifre esorbitanti. Tra l’altro, per dovere della cronaca, nell’86 Dom Pérignon produsse solo la versione Rosé del suo vintage. Quindi in quell’anno non fu prodotto il Blanc. Questo a conferma della qualità della Maison.
Questo pranzo è stata anche l’occasione per ricevere la nuova guida “Grandi Champagne” di Alberto Lupetti direttamente dalle mani del suo creatore! Non perdetela, per tutti noi amanti è un obbligo averla e consultarla. I suoi consigli sono ottimi sia per chi è agli inizi sia per chi è più esperto. Potete trovarla nelle migliori librerie oppure ordinarla su http://www.lemiebollicine.com
Grazie Alb!
Grazie per la lettura e……. Stay Tuned!